L’articolo apparso su Il Sole d'Italia (numero 58, 1 - 15 febbraio 2008) costituisce per noi, insegnanti di italiano, un’occasione utile di riflessione e di chiarimento su chi siamo e come intendiamo la nostra professione.
Nell'intervista a Eugenio Vender, responsabile dei comitati esteri della società Dante Alighieri si legge "[…] ho visto che tutti i comitati hanno una bella mentalità imprenditoriale. Il Messico è il fiore all'occhiello della Dante, per l'eccellenza dell'insegnamento della lingua italiana".
Non vogliamo discutere l'eccellenza accademica delle Dante Alighieri del Messico, sulla quale non nutriamo dubbio alcuno, ma piuttosto la "bella mentalità imprenditoriale". Significa, forse, che i corsi di lingua e cultura italiana sono un business? Per chi? Non certo per gli insegnanti che spesso ricevono stipendi non equi (facciamo, forse, del volontariato?) e che non riconoscono in modo adeguato la loro professionalità e il ruolo fondamentale che rivestono nella diffusione della lingua e cultura italiana all'estero.
Cosa vuol dire insegnare la lingua e la cultura italiana? In questi ultimi anni la figura del docente di italiano all'estero ha subito modificazioni profonde. Se in anni passati molti approdavano all'insegnamento della lingua come a una sponda "felice" grazie alla quale risolvere all'estero il problema della sopravvivenza, in alcuni casi temporaneamente, mentre si cercava un'occupazione più "prestigiosa", ora insegnare italiano diventa una scelta cosciente e voluta. Numerosissimi sono in Italia e nel mondo corsi di formazione, aggiornamento, master, presenziali o a distanza, rivolti agli insegnanti di lingua. In questa prospettiva la formazione dell'insegnante e il continuo aggiornamento diventano indispensabili per la crescita professionale dello stesso. Non basta, e di questo ne siamo tutti profondamente convinti, essere madrelingua per insegnare la lingua. Sono necessarie metodologie, tecniche, strumenti, conoscenze che avvicinino la lingua allo studente e che lo facilitino nei personali processi di apprendimento.
Inoltre, le "nuove" tendenze della didattica moderna delle lingue straniere pongono agli insegnanti numerose sfide, alle quali devono rispondere. Analizziamo qui solo pochi aspetti, che ci aiutano però a definire la nostra idea di cosa significhi insegnare la lingua e la cultura italiana.
Si parla di autonomia dello studente nell'apprendimento, per favorire processi formativi autonomi come possibile risposta a quanto chiede la società del life-long learning. La rete internet incoraggia modalità di insegnamento che prima non esistevano: l'insegnante di lingua all'estero fino a qualche decennio fa era praticamente isolato dal proprio contesto di provenienza, ora la rete favorisce una vicinanza al proprio paese indispensabile se si pensa che la lingua evolve, così come la cultura, di cui è portatrice, e un insegnante di lingua deve essere informato di tali evoluzioni, e cosciente di quale immagine di cultura sta trasmettendo, pena il proporre immagini stereotipate. Internet e le nuove tecnologie potenziano anche i processi di apprendimento autonomo dello studente e ridisegnano una figura di insegnante che non è più il depositario della verità, ma un tutor, un facilitatore, un regista.
Inoltre, da quando a partire dagli anni '80, e con maggior vigore ultimi anni, è stata introdotta la nozione di competenza comunicativa interculturale come obiettivo dell'educazione linguistica, l'insegnante si trova dinnanzi rinnovate responsabilità, come, per esempio, trasmettere un valore fondamentale: non si impara solo una lingua straniera, con la lingua ci si avvicina a un altro sistema culturale, a un'altra possibile visione del mondo. In un mondo dove la globalizzazione si configura, in molti casi, come fautrice dell'annullamento delle differenze culturali e dove le "politiche" di dominio globale (accompagnate dalle logiche del commercio e del mercato) favoriscono guerre per annullare il diverso, la didattica delle lingue, se accoglie la sfida, può divenire un vero e proprio strumento di educazione alla pace.
Questo è per noi insegnare la linguacultura italiana, non è né un'opera di volontariato né un business redditizio. Siamo profondamente coscienti del nostro ruolo di diffusori della lingua e la cultura italiana all'estero, della nostra responsabilità di formatori, di propulsori di un'educazione significativa, di sostenitori di processi di pace, e non di burattini al servizio di logiche imprenditoriali e mercantiliste.
domenica 10 febbraio 2008
Insegnare lingua e cultura italiana in Messico
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